Bisogna
entrarci, nel palazzo Pomarici-Santomasi di Gravina, per avere il senso dei
suoi quasi quattro secoli, dove il tempo si è fermato. Tutto, per fortuna, è
stato lasciato così com'era, e mancano solo le voci dei padroni di casa, il
brusio dei corridoi, i rumori della vita quotidiana, per il ritorno al passato
di questo gioiello di arte, di cultura, di vita vissuta.
Si
può quasi avvertire lo strusciare degli abiti barocchi, l'odore di cipria,
l'odore dei legni dei caminetti, tra i bagliori dei candelieri, e questa magia,
dovuta alla conservazione del palazzo nella sua originaria bellezza, ci fa
capire quanto sia importante conservare le nostre dimore e castelli senza
trasformarli in uffici comunali o musei come avviene oggi.
Percorrendo
i corridoi, tra affreschi e arazzi, vediamo saloncini, camere da letto, lo
studio, e il ricco altare della cappella palatina, e poi ancora tappeti,
lampadari di Murano, pavimenti a mosaico. Il ricco arredamento ci colpisce con
specchi del 1600, mobilio in oro zecchino, un letto a baldacchino del 1500, un
divano stile impero, una culla del 1700, comò del 1600 con tiretti intarsiati
d'avorio, un presepe napoletano del 1700.
Possiamo
poi immergerci in una immensa biblioteca di trentaseimila volumi, colma di
preziosi incunaboli, con cinquecentine, e testi come l'Encyclopédie di Diderot
e D' Alambert, il Corano in arabo, e cento libri in lingua cinese. Aperta nel
1932, la Biblioteca ha un patrimonio iniziale di 7746 volumi, frutto di
donazioni di famiglie nobili gravinesi.
Percorrendo
una rampa di scale si viaggia ancor di più nel passato, grazie alla sezione
archeologica, che raccoglie pezzi provenienti dalle campagne di scavo sulle
colline di Botromagno, e alla pinacoteca, con oltre venti quadri del 1500, tra
le circa duecentosessantatre tele . Segue una sala con gravinesi illustri, una
con gli arnesi del folklore contadino, l'armeria, la sezione numismatica, le
stupende ceramiche locali. La collezione numismatica è composta da ben 1608
monete.
Se
pensate di aver visto tutto il bello che può celare palazzo Pomarici-Santomasi, ecco la sorpresa
del pian terreno, San Vito Vecchio, la ricostruzione perfetta di una cripta salvata
dai rifiuti e dalla superstizione dei contadini, una chiesa sotterranea che era
scavata nella roccia. I visitatori vengono accolti dagli affreschi di Cristo e
dei santi della civiltà rupestre, rimontati su pareti e restituiti alla dignità
che meritano.
Oggi
il palazzo porta il nome di Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, è visitabile
al pubblico, e fu eretto in Ente Morale nel 1920.
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