Un amore potente sconfitto dalla
gelosia e dalla perfidia.
Di questo narrerà Shakespeare.
Di questo si parlerà in tutti i
teatri del mondo.
Lo scorso 29 novembre ho avuto il
piacere di essere presente al secondo spettacolo in lista nella
rassegna Bravòff al Bravò di Bari.
La Compagnia d'Autore ha allestito una
versione nuova ed intensa dell'Otello shakespeariano, incentrandosi
sul nucleo della vicenda e sulla crisi fatale del rapporto tra i due
amanti.
Attorno ad essi i personaggi chiave.
Vediamo quindi districarsi sul
palcoscenico Otello, Desdemona, Iago, Cassio ed Emilia.
Se da una parte si sacrifica la
componente politica della storia in sé, dall'altra abbiamo
l'occasione di cogliere l'incomunicabilità e la cecità
dell'uomo.
Questa caratterizzazione spoglia ciò
che può sembrare di secondo piano per focalizzarsi sulla
condizione di Otello. Uomo descritto secoli prima ma attualissimo
nelle sue sfumature.
Basta una voce ad insidiare in lui il
tarlo della gelosia e dell'oscurità, capace di spegnere la sua
luce più brillante.
La dolcezza di Desdemona, la sua
disponibilità verso il giovane ed ingenuo Cassio, diventano il
motore per la rete di Iago ed i suoi intrighi, ammaliato dall'odio
per ciò che non ha mai ottenuto.
La posizione di luogotenente data a
Cassio da Otello e la donna che il Moro possiede, dissuadono la sua
ira, la sua vendetta.
E quale gioco migliore se non quello di
muovere i fili delle sue marionette senza sporcarsi le mani? Muovere
la coscienza di un uomo apparentemente incorruttibile?
Otello è la testimonianza che
ognuno di noi ha un punto debole, pronto a vacillare al primo
attacco. Destituire Cassio, trovare il famoso fazzoletto, uccidere
l'adultera.
In un gioco scandito dal nostro
carismatico tessitore tutto si trasforma, tutto muta.
Emilia è il tassello mancante
per scatenare il mostro presente in ogni uomo. Quel fazzoletto da lei
preso sarà l'accesso ad un altro mondo.
Le parole di Iago risuonano
accompagnate da un'incessante musica, mentre Otello sporca le sue
mani col sangue di Desdemona e poi col suo. Vediamo cadere anche
l'artefice della macchinazione, trasportato dalla sua stessa
scelleratezza e dal suo stesso piano.
In questo spettacolo l'impatto col
pubblico è fortemente emotivo, lasciandoci sulla pelle le
stesse sensazioni poste dinanzi ai nostri occhi.
La regia di Roberto Petruzzelli è
ricca di suoni, immagini, ma spoglia di scenari, lasciando che il
moderno entri nell'antico. Gli attori (Ernesto Marletta, Anna Pastore, Armando Merenda, Fabrizio Bellino e Lucia Pascazio) ci coinvolgono, ci stregano con
la loro intensità e perfezione.
Le voci, i gesti, gli sguardi. Un passo
dopo l'altro veniamo trasportati nel mondo che loro volevano che noi
vedessimo.
Un mondo poi non così diverso
dal nostro. Un mondo universale che è qui presente da anni.
Un mondo in cui “la suprema tragedia
dell'amore ricerca, fra due creature umane, una completa fusione di
identità, cioè qualcosa di praticamente
irrangiungibile. Dove Iago anziché una forza del male a se
stante, sarebbe la materializzazione della fatale crisi del rapporto
ideale fra Otello e Desdemona, fra l'uomo e la donna.”
“Oh,
guardatevi dalla gelosia, mio signore. È un mostro dagli occhi
verdi che dileggia il cibo di cui si nutre. Beato vive quel cornuto
il quale, conscio della sua sorte, non ama la donna che lo tradisce:
ma oh, come conta i minuti della sua dannazione chi ama e sospetta;
sospetta e si strugge d'amore!”
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