Non ho mai letto un libro Mistery. A dirla tutta, non sapevo
nemmeno che "Mistery" fosse un genere vero e proprio. Certo, ho letto Gialli e Thriller,
ma Mistery era una connotazione che mi mancava. Così, quando quelle sette
lettere stampate nell’angolo in alto a destra di una copertina studiata nemmeno
poi così bene hanno catturato il mio sguardo, mi sono ritrovata a pensare di
quanto c’è sempre da scoprire, e di quanto la pura sorpresa possa essere un
sentimento pulsante che alimenti e renda realtà le nostre scelte.
“Una trama ingegnosa che vi terrà incollati fino all’ultima
pagina” promette Micheal Connelly poco sotto la piccola scritta che ormai mi
ha catturato. Se ce ne fosse stato bisogno, quest’affermazione mi avrebbe convinto definitivamente.
“Sepolta nel buio” è un libro di Lisa Hunger, definita la
regina della suspense americana.
Il libro segue le vicende di molteplici individui: c’è
Willow, giovane e ribelle, costretta dalla madre Bethany a trasferirsi dalla
vibrante e fascinosa New York in una cittadina dimenticata da Dio; Jones
Cooper, poliziotto ormai in pensione spezzato dentro dalla mancanza della
professione che lo ha appassionato per tutta la vita; Eloise Montgomery,
sensitiva sfiancata dal dolore e dalle prove che la vita le ha inflitto e
Micheal Holt, uomo colmo di domande le cui risposte da sempre si dibattono
nella sua psiche.
Tutti questi personaggi, per non parlare delle loro mogli,
dei loro figli, mariti o ex, padri defunti e madri dal passato incerto, sono
collegati. Ed è proprio qui che risiede il genio della Unger. Non nel mistero
che scrive tra le quattrocento pagine del libro, non nella trama, avvincente sì,
ma neppure al cardiopalma. La sua scintilla creativa aleggia nel sottile e
penetrante rapporto che pagina dopo pagina dipinge con inaudita maestria tra le
personalità, le anime e le domande che vivono nel suo romanzo, apparentemente
distanti, ma che finiscono per convergere in un’unica grande riflessione, che
la Unger affida al mio personaggio preferito:
“A Jones quella
relazione metteva addosso un certo nervosismo: era troppo carica di passato,
come tutto a The Hollows. In quella città, ogni cosa era legata a tutte le
altre in un groviglio di rapporti che attraversava le epoche e le famiglie”.
The Hollows
è la cittadina dove i personaggi della Unger prendono vita. Ed è forse più di questo. È una
forza a se stante, un’entità autonoma, mai invadente ma sempre presente. The
Hollows avvolge e completa i suoi abitanti, che vivono in un perenne stato di
legame emotivo e vitale, che ne siano consapevoli o meno.
Tutto
quadra, tutto s’incastra, tutto si plasma dentro e intorno a loro. E proprio in
The Hollows alla fine del libro mi sono ritrovata a indicare questo filo
conduttore invisibile e opprimente che permea tutta la storia.
E non si ferma qui la bravura
dell’autrice. No. Proprio non ne vuole sapere. Non si risparmia la Unger, e io
me la immagino seduta davanti al computer, a dar voce a ogni angoscia, ogni
paura e ogni riflessione i suoi personaggi la supplichino di scrivere. Se i
luoghi sono rappresentati con cura ma senza cadere in prolisse descrizioni, la
psicologia di ogni personaggio, lo spessore umano e la forza vitale quasi urlano
da quelle pagine. E alla fine non possiamo non pensare di conoscere Henry Ivy,
preside del liceo di The Hollows, o Maggie Cooper, psicoterapeuta e moglie di
Jones, di conoscerli tutti. Intimamente e al tempo stesso da lontano, come quei
vicini di cui in fondo sappiamo tutto, ma con i quali non scambiamo niente più
di qualche convenevole.
E allora il mistero di Marla
Holt, madre di Micheal, scomparsa quando lui era solo un ragazzino, si fa perno
e allo stesso tempo contorno della storia. Procede lieve, quasi in punta di
piedi, fino alla sua risoluzione. E non ossessiona, non annienta la scrittura e
non ne è prigioniero. Semplicemente s’incastra. Come ogni cosa sembra incastrarsi in questa
storia. S’incastra silenzioso e fa quadrare ogni cosa, anche la triste storia
coniugale di Paula e Kevin Carr, sottotrama di un Mistery che secondo me di sottotrama non avrebbe bisogno, ma che comunque piace. E alla fine tutto ha il sapore di una
rivincita, una di quelle belle, che fa bene al cuore e placa l’anima, una di
quelle che ogni personaggio, in un modo o nell’altro, sembra aspettare. Una di
quelle che, in un modo o nell’altro, ognuno di noi aspetta.
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Sepolta nel buio.
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5
Oleh
Unknown